di Mirko Kulig
Al giorno d’oggi vi sono diversi modelli scolastici. Il più diffuso prevede un gran numero di ore di scuola nella convinzione che più si lavora, migliori sono i risultati. Uno dei modelli alternativi che sono stati esaminati, quello delle scuole finlandesi, assume un approccio radicalmente diverso.
Includiamo la traduzione di alcuni passaggi del libro di Pasi Sahlberg “Finnish Lessons 2.0”[1].
I primi risultati PISA pubblicati il 4 dicembre 2001 hanno sorpreso tutti. Nei tre campi accademici – alfabetizzazione, matematica e scienze – la Finlandia ottenne i risultati più alti dei paesi OCSE valutati con test standard. […] I seguenti due cicli PISA, nel 2003 e nel 2006, avanzarono e consolidarono ulteriormente la reputazione finlandese, incrementando l’interesse dei media mondiali per l’educazione finlandese. Le prove PISA del 2009 e 2012 mostrarono un po’ di declino nelle prestazioni accademiche degli studenti finlandesi, ne parleremo più avanti.
(pag. 47)
Dal capitolo “1° paradosso: insegna di meno, impara di più”:
L’esperienza finlandese sfida la tipica logica del pensiero di miglioramento educativo che cerca di sistemare le prestazioni di studenti sotto l’aspettativa aumentando la durata dell’educazione, la durata dell’insegnamento ed il carico di compiti degli allievi. Per esempio, quando gli studenti non imparano sufficientemente la matematica, una cura comune è un piano di studi revisionato con più ore di istruzione in classe e più compiti. […]
Sembra esserci poca correlazione tra le ore di istruzione previste nell’educazione pubblica e le prestazioni degli studenti, come mostrato dal PISA. È interessante notare che le nazioni con risultati alti in tutti i campi accademici inclusi nel PISA si affidano meno sulle ore di insegnamento formale quale elemento chiave per l’apprendimento degli studenti (Finlandia, Korea, Estonia), mentre le nazioni con livelli di raggiungimento accademico inferiore (Spagna, Israele, Francia) esigono significativamente più istruzione formale dai propri studenti.
(pag. 89)
Secondo alcune statistiche nazionali e studi internazionali, gli studenti finlandesi nelle scuole primarie e nel liceo hanno il carico di compiti più leggero di tutti. Il Wall Street Journal scrisse che gli studenti finlandesi ricevono raramente più di mezz’ora di compiti al giorno (Gameran, 2008).
(pag. 91)
È interessante notare che gli studi più recenti indicano come gli studenti Finlandesi sperimentano meno ansia e stress a scuola di molti loro simili in altri paesi (OCSE, 2004, 2007).[…]
Una cultura di apprendimento rilassata e la mancanza di stress e ansia giocano certamente un ruolo nel conseguimento dei risultati generalmente buoni nelle scuole finlandesi.
(pag. 92)
Dal capitolo “2° paradosso: verifica di meno, impara di più”:
Anche se gli studenti in Finlandia non vengono testati come in molti altri paesi attraverso l’utilizzo di frequenti verifiche standardizzate, questo non significa che non ci sia una valutazione degli studenti in Finlandia o nessun dato sull’apprendimento degli studenti – è proprio l’opposto. La valutazione degli studenti in Finlandia può essere suddivisa in 3 categorie. Innanzitutto c’è la valutazione di classe da parte dei docenti; questo include la valutazione diagnostica, quella formativa e la valutazione sommativa quale parte del processo di insegnamento e apprendimento. In tutte le scuole questa è sola responsabilità dei docenti. Tutti i docenti sono preparati a ideare e utilizzare diversi metodi di valutazione nel loro lavoro.[…]
La seconda categoria di valutazione degli studenti è la valutazione complessiva del progresso degli studenti dopo ogni semestre. Gli studenti ricevono un foglio di resoconto che indica le loro prestazioni nelle materie accademiche e non accademiche come pure per il comportamento e l’impegno. I fogli di resoconto sono sempre un giudizio professionale e collettivo dei loro docenti. Dipende dalla scuola decidere i criteri per la valutazione, sulla base delle linee guida di valutazione nazionali. Questo significa che fogli di resoconto fatti in scuole diverse non sono necessariamente paragonabili perché non si basano su valutazioni oggettive standardizzate. Molti docenti, comunque, ritengono che questo sia meno un problema che l’avere criteri standardizzati che renderebbero la scuola più impersonale e che porterebbero a “insegnare per il test”.
Terzo, il progresso scolastico degli studenti in Finlandia viene anche valutato dall’esterno. Valutazioni nazionali regolari vengono fatte utilizzando metodi a campione che includono circa il 10% di ogni gruppo di coetanei (6a e 9a classe per esempio). Queste valutazioni misurano l’apprendimento degli studenti nella lettura, nella matematica, nelle scienze e in altre materie in cicli di 3 o 4 anni.
(pag. 93 e 94)
Più avanti nel libro appare chiaro che il paese
dà grande peso al corpo docenti, che viene formato per anni in pedagogia
(master di 5 anni dopo la maturità). Considerato
che la Finlandia si trova ancora vicino al vertice delle qualifiche
internazionali degli esami Pisa redatti dall’OCSE, riteniamo il loro un
approccio vincente.
[1] Traduzione di M. Kulig